Senatores probi viri, Senatus mala bestia.Senza tanto pensarci su, avrei voluto riassumere attraverso questo motto latino le sensazioni che ho provato durante i primi quattro mesi di lavoro in Consiglio Comunale.
Un lavoraccio, più che un lavoro, almeno per me doppiamente ingrato o sgradito, quando ho iniziato a sedere per molte, lunghe e forse troppe ore nel sacro Collegio tra gli altri Decurioni.
Ciò perché la convivenza coatta di qualsiasi genere non mi è mai piaciuta, figuriamoci se essa poi si prolunga nel tempo occupando fino ad un terzo della tua giornata! Se consideriamo poi che un altro terzo, più o meno, è dedicato al sonno e che un altro terzo mediamente è riservato alla propria professione (che è un lavoro intellettuale, sì, ma pur sempre un lavoro), si può ben immaginare come uno si senta quando esce dal Palazzo Comunale verso la mezzanotte.
Il mio carattere poi mi porta a tenermi istintivamente nell’ombra, benché eserciti una professione pubblica e a contatto con le persone (studenti, nel mio caso), e l’idea in sé di andare in TV mi procurava e, ancor oggi, mi procura un certo imbarazzo.
Tirando le somme, mi sento di poter riassumere il tutto in alcuni spunti di riflessione:
1) Il “mestiere” del politico, ancorché, di una piccola amministrazione comunale, non è facile se il tempo a disposizione per studiare le carte (e sono tante e talora complicate!) è relativamente poco.
2) Un Consigliere di minoranza nonché capogruppo, nonché unico rappresentante del Partito/Movimento quale io sono, ha vita difficile perché, se non interviene nel dibattito, di fatto non esiste e non se lo può permettere, non certo per la sua immagine (che pure oggi sembra contare così tanto) ma per quella del movimento politico che rappresenta. Se poi interviene, e ciò avviene piuttosto di frequente, deve sapere il fatto suo e avere le “carte in regola” (cioè i documenti e le carte alla mano), altrimenti corre il rischio di essere impallinato, insieme al Movimento che rappresenta, al primo batter d’ali.
3) La funzione di un Consigliere di minoranza è… minima da un punto di vista meramente politico-decisionale o se si vuole tecnico, perché tendenzialmente sono altri che progettano e decidono, ma assai rilevante sul versante politico-morale, in quanto coscienza critica a servizio della collettività con funzioni di controllo e di denuncia delle inefficienze dell’azione di governo della Giunta e della maggioranza. Peraltro, ciò non toglie che il Consigliere in quanto tale abbia l’opportunità anche di proporre e sollecitare interventi migliorativi dell’attività politica e della vita cittadina.
4) L’introduzione del cosiddetto “premio di maggioranza”, che, nel caso di Tolentino, permette di avere 12 consiglieri filogovernativi su un totale di 20 ha provocato una oggettiva limitazione delle prerogative democratiche e del gioco politico, un prezzo alto pagato in nome della governabilità a tutti i costi. A ciò si aggiunga che ciò che appare in campagna elettorale in fatto di alleanze programmatiche non trova, poi, riscontro nelle rappresentanze politiche né in ambito di Giunta dove ciascun Assessore sembra lavorare da sé e per sé, né in ambito di Consiglio ove è permesso a qualsiasi partito o sedicente tale di nominare Capogruppo il singolo Consigliere che, in tal modo acquisisce “visibilità” (già, la visibilità!) personale e per conto del proprio partito, gruppo o lobby di riferimento. Ciò viene di nuovo ad innescare l’ipocrita e vecchio gioco delle correnti, alleanze, sgambetti e tradimenti interni alla stessa coalizione di maggioranza che rendono agli occhi dei cittadini (figuriamoci a quelli degli addetti ai lavori!) poco trasparente e poco serio l’agire politico e incrinano, attraverso minacce più o meno velate, veti e patti più o meno scellerati e confessabili, il principio stesso della governabilità.Una precisazione: un Consigliere non è un Assessore e, in quanto tale, partecipa all’azione di governo attraverso gli strumenti di cui ho già detto. Il tempo che dedica e la responsabilità propria del suo ruolo, come è ovvio, sono inferiori a quelle di un Assessore e, in relazione a ciò, la sua remunerazione avviene attraverso un cosiddetto “gettone di presenza” che ammonta alla favolosa cifra di £ 39.000 a seduta (cioè per circa sei/otto ore di seduta consiliare). Altro che “magna magna, è tutta una greppia” come qualcuno poco informato, e cioè ignorante, è portato a pensare, facendo confusione tra i due ruoli politici. (Chi voglia sapere quale sia lo stipendio mensile di un Assessore, glielo vada a chiedere personalmente; sono curioso anch’io di conoscerne la somma.)
Una divagazione sul tema: l’impressione iniziale che, in fondo, preso separatamente, ciascun Consigliere potrebbe anche salvarsi l’anima, essere “probus” per l’appunto, mi sembra piuttosto ipocrita.
Di qualcuno, sinceramente, non mi sono fatto un’idea precisa perché parla poco (e forse è anche un bene… o forse no; non parlando si può avvalorare l’ipotesi che si mediti molto o che non ci sia nulla da meditare, ma anche… che non se ne abbia la capacità: il dubbio è atroce: sospendo temporaneamente il giudizio); qualcun altro, invece, parla molto e, come ben si sa, nella quantità s’annega, se mai ci fosse, il pensier suo, cioè anche quel po’ di qualità. Qualcuno, poi, parla a ruota libera, come si suol dire e, talora, quando eccede la misura, sa rendersi involontariamente e irresistibilmente comico, o tragicomico. In certi momenti è un vero antidoto alla noia. Qualcun altro, invece, al di là delle idee politiche, mi resta (o meglio, mi è restato) sinceramente simpatico, però di una simpatia particolare, simile a quella che il professor Paolo Laurana prova nei confronti del parroco di Sant’Anna alla fine di un piacevole colloquio avuto con lui. “Ma la Sicilia, forse l’Italia intera’ si disse ‘è fatta di tanti personaggi simpatici cui bisognerebbe tagliare la testa”. – Insomma non te ne va bene uno, in questo Consiglio Comunale! – Si dirà. Non è vero: “giusti son due, e non vi sono intesi”.Me compreso, si capisce! (Avvertenza per lo sprovveduto lettore: Dante adopera i numeri spesso con significato simbolico allegorico; nel caso in questione “due” sta per “pochi, pochissimi”). |